Indagini storiche e colorimetriche sul pigmento “Giallo di Napoli”

Anno: 2006

Autori: Omarini S., Cocchiararo A.

Affiliazione autori: CNR -INOA, USOB Napoli

Abstract: E’ recentemente stato pubblicato un importante testo sui pigmenti e più esattamente sui pigmenti per il colore giallo [1]. Ci pare interessante fornire piccole integrazioni su un pigmento particolarmente studiato e le cui origini sono tuttora discusse, come peraltro si evince dalla ampia disamina nel testo sopra citato. Si tratta del giallo di Napoli. Il “giallo” del giallo di Napoli consiste fondamentalmente in due aspetti: l’origine del suo nome, argomento ampiamente trattato anche in altri testi, e la sua quasi mitica ricetta scritta in caratteri cuneiformi in lingua neobabilonese. Trascurando l’argomento dell’origine del “di Napoli”, nome comparso nel 1700, ci è parso opportuno seguire due strade di indagine diametralmente opposte dal punto di vista temporale, l’una partendo dall’attuale l’altra dal più remoto possibile. La prima riguarda il colore la seconda il pigmento e, naturalmente, le due sono strettamente interconnesse. Come è noto, attualmente il colore è divenuto succedaneo del termine definente il pigmento e vicerversa, così che viene commercializzato il blu oltremale od il rosso porpora laddove ciò che si acquista poco o nulla contiene di lapislazzuli o di murex; ma le case produttrici identificano un prodotto, forse anche a ragione, in base al colore che esso permette di ottenere. Ci si è posto quindi il problema di comprendere quale sia questo colore e se le principali case produttrici intendessero lo stesso colore. Conseguentemente abbiamo misurato il prodotto commerciale scegliendo quello pronto all’uso, già confenzionato in tubetto dalla casa produttrice, propro per verificare ciò che attualmente si vuole intendere colorimetricamente per giallo di Napoli. Naturalmente sarebbe veramente interessante percorrere questa strada a ritroso nel tempo, ma sarebbe cosa assai complessa, viste le interconnessioni con altri pigmenti ed altre ricette come diffusamente spiegato nel già citato testo. La seconda strada parte invece dall’analisi della materia, o meglio del pigmento, o meglio ancora, della ricetta per la preparazione del pigmento. Molti testi la indicano come tra le più antiche ricette [2; 3] ed abbiamo voluto analizzare la ricetta originale che, a non solo nostro avviso, pone parecchi problemi interpretativi sul termine identificante l’antimonio che è l’elemento chimico caratterizzante il pigmento in questione. E’ pur vero che il pigmento può essere visto come sovrapposizione di altri in forma intermedia, ma comunque l’antimonio è pur sempre l’elemento caratterizzante senza il quale non si può parlare di giallo di Napoli. In questo studio precedentemente condotto [4] si è cercato di analizzare i dati archeometrici attinenti i manufatti antichi (vetri Mesopotanici ed Egiziani) per valutarne la consistenza e conerenza ed anche qui sarebbe interessante percorrere la strada da Babilonia a Turner passando attraverso Raffello ed i manutatti Islamici. L’obiettivo di questo lavoro è, come già accennato, solo quello di fornire due precisazioni sul punto d’arrivo, vale a dire quale colore si intenda attualmente con il termine giallo di Napoli, e sul punto di partenza, ossia la ricetta per fabbricare un pigmento per ottenere un colore giallo, ricetta forse un pò troppo mitizzata.

Titolo Convegno: Colore e colorimetria
Luogo: Milano

Parole chiavi: pigments; painting;